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La 29ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP29), svoltasi a Baku, in Azerbaigian, lo scorso novembre, ha prodotto risultati significativi ma non privi di controversie.

Ne avevamo già parlato nel nostro articolo ‘COP29: Un passo importante per un Futuro Sostenibile, anche grazie all’autoproduzione di energia per le Aziende’, sottolineando le alte aspettative riposte in questo appuntamento.

Purtroppo, però, tra progressi limitati e obiettivi ancora lontani, la conferenza ha evidenziato le difficoltà di un processo negoziale sempre più complesso e polarizzato.

Di seguito, vogliamo affrontare alcuni dei punti principali discussi durante la COP29, per comprendere meglio i risultati ottenuti e le sfide che ci attendono.

Finanza climatica: obiettivo 1.300 miliardi, ma pochi aiuti concreti

Uno dei risultati principali della COP29 è stato l’accordo per mobilitare 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 per sostenere i Paesi in via di sviluppo nella mitigazione e nell’adattamento ai cambiamenti climatici.
Tuttavia, solo 300 miliardi saranno effettivamente erogati nella forma più necessaria: sovvenzioni e prestiti a basso tasso di interesse. Questo importo è considerato deludente rispetto alle reali esigenze dei Paesi emergenti, che stimano un fabbisogno finanziario di 390-584 miliardi di dollari all’anno solo per raggiungere gli obiettivi di adattamento e mitigazione.

Paesi come India e Nigeria hanno definito l’importo “abissalmente basso”, sottolineando che l’impegno dei Paesi sviluppati non è sufficiente per affrontare la portata della crisi climatica.

“Con 300 miliardi di dollari all’anno abbiamo raggiunto il limite tra ciò che è politicamente realizzabile oggi e ciò che servirebbe davvero ai Paesi in via di sviluppo”, ha commentato Avinash Persaud, esperto di finanza climatica.

Finalmente operativo ultimo articolo dell’accordo di Parigi

Dopo nove anni di negoziati, è stato raggiunto un accordo sull’implementazione dell’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi. Questo meccanismo stabilisce un mercato globale per la compravendita di crediti di carbonio, promuovendo:

  • Riduzione delle emissioni attraverso progetti certificati;
  • Cooperazione tra Paesi, con trasferimenti di crediti (ITMO);
  • Maggiore trasparenza e standard globali di alta qualità.

Nonostante le critiche della società civile, che temono abusi e scarsa ambizione, l’accordo rappresenta un passo avanti per incentivare la decarbonizzazione attraverso meccanismi di mercato.

Riduzione delle emissioni: un’occasione mancata

La delusione più grande della COP29 riguarda la mitigazione delle emissioni di gas serra. Nel testo finale:

  • Scompare il riferimento a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali;
  • Non si affronta il phase-out dei combustibili fossili, un tema cruciale stabilito a COP28.

La mancanza di impegni concreti è dovuta in parte al ruolo di alcuni Paesi produttori di petrolio (come Arabia Saudita e Russia) e alle nuove economie emergenti (India e Brasile), riluttanti ad accettare obiettivi più stringenti.

Secondo l’UNEP, con gli attuali impegni (NDC), il riscaldamento globale potrebbe raggiungere 2,6°C entro fine secolo, un dato che mette a rischio l’intero Accordo di Parigi.

Adattamento: progressi tecnici ma lenti

Per quanto riguarda l’adattamento, la COP29 ha introdotto:

  • Un set di quasi 100 indicatori per monitorare i progressi globali;
  • Un’attenzione particolare alle nature-based solutions e all’inclusione di gruppi vulnerabili (donne, giovani, comunità indigene);
  • Impegni per rafforzare tecnologie e capacity-building nei Paesi più colpiti.

Tuttavia, gli investimenti nell’adattamento restano ancora insufficienti rispetto all’urgenza della crisi climatica.

Critiche e prospettive future

Nonostante alcuni passi avanti, la COP29 è stata giudicata come una conferenza di compromesso. Secondo Tasneem Essop, a capo del Climate Action Network:

Questo è stato uno dei peggiori negoziati degli ultimi anni, a causa della mancanza di impegno da parte dei Paesi sviluppati.”

La prossima conferenza, la COP30, si terrà a Belém, in Brasile, e sarà un momento decisivo per:

  • Presentare nuovi e più ambiziosi NDC (impegni nazionali di decarbonizzazione);
  • Accelerare l’implementazione del Global Stocktake e affrontare con coraggio la crisi climatica globale.

La COP29 ha evidenziato la difficoltà di trovare soluzioni condivise in un mondo polarizzato, dove gli interessi economici legati ai combustibili fossili continuano a influenzare i negoziati. La finanza climatica ha registrato un progresso modesto, ma lontano dalle reali necessità.

La speranza è che la COP30 in Brasile riesca a imprimere una svolta, con nuovi impegni concreti per ridurre le emissioni e supportare i Paesi più vulnerabili, dimostrando che la comunità internazionale è ancora in grado di agire unita contro la crisi climatica.